Le tecniche proiettive "classiche" (Duss, C.A.T., Blacky Pictures,
Patte Noire), risalgono agli anni '50-'60 e sono basate sulla teoria freudiana
classica (quindi su una concezione del bambino quale soggetto teso a soddisfare
pulsioni o ridurre tensioni) e poco si adattano a concezioni più moderne
(di un soggetto tendente a relazionarsi con gli adulti), avanzate dalle teorie
psicoanalitiche delle relazioni oggettuali e dalla teoria dell'attaccamento.
Tra i test più recenti, risulta utile e di facile uso il S.A.T. (Separation Anxiety Test)
nella versione italiana, curata dalla prof.ssa Grazia Attili, dell'originale
di Klagsbrun e Bowlby, che consente di classificare il tipo di attaccamento del minore.
Ma ne il S.A.T. ne altri test esplorano
aree, come l'autonomia esplorativa e la protezione da parte delle figure di
riferimento, che pure hanno un'estrema importanza nella genesi delle
rappresentazioni mentali, relative a se stesso e alle figure genitoriali.
Da qui l'idea di costruire un nuovo test proiettivo per studiare le
rappresentazioni mentali che il bambino ha delle sue relazioni con i genitori,
superando entrambi i limiti delle metodiche "classiche": il quadro teorico superato
e l'assenza di validazione statistica, mantenendo però la semplicità e la rapidità
d'uso, compatibili con l'attività clinica.
Inoltre abbiamo costruito il test in modo da studiare, a fini clinici,
le rappresentazioni mentali del bambino anche sul versante della protezione
(come il bambino la avverte da parte della figura di attaccamento) e su quello
relativo alla sua propensione all'esplorazione, ritenendo che in questo modo si
possano ottenere più elementi su cui basare una valutazione delle condizioni
mentali del soggetto.