Dal 1985, quando compì il suo primo tentativo di delineare una cornice teorica
della psicoanalisi, fino al 1925, quando definì la psicoanalisi come “
scienza dei
processi psichici inconsci”, Sigmund Freud dichiarò sempre che la psicoanalisi
doveva essere una disciplina scientifica.
Per “scienza” si intende un campo del sapere condivisibile (in maniera non
fideistica) ovvero sottoponibile all‘esperienza di altri, diversamente da
“credenze”, religiose o di altri tipi, che riguardano mondi non direttamente
conoscibili e pertanto non condivisibili con chi non ha la stessa fede.
Popper, filosofo della scienza, ha definito il sapere scientifico come una
costruzione sempre provvisoria, dove ogni elemento di conoscenza è un'ipotesi
che deve essere verificata dai dati dell'osservazione, e, qualora in
contraddizione con un solo dato d'osservazione, dee essere considerata
falsa e abbandonata in favore di un'altra ipotesi che spieghi tutti i dati.
Inoltre per procedere in modo scientifico (cioè condivisibile) si deve scomporre
ogni teoria generale in più ipotesi che la costituiscono e si deve analizzare
ogni ipotesi verificando, con osservazioni o esperimenti, la sua possibile
falsità.
Il sapere scientifico è dunque un'opera sempre in costruzione, dove ogni singolo
elemento deve essere verificato e - se del caso - scartato.
Questi principi si applicano non solo alle scienze del mondo fisico, ma, con i
dovuti accorgimenti, anche alla scienze umane o sociali, quali la psicologia.

Sebbene altri psicoanalisti, abbiano da tempo abbandonato la teoria pulsionale
preferendo basarsi su una primaria “relazione oggettuale”, il modello pulsionale
è tuttora ampiamente usato in campo psicoanalitico, dove i costrutti teorici infondati non sono rigettati
(oltre che per le ovvie difficoltà a verificare la fondatezza o meno di fenomeni
psichici che in gran parte sfuggono alla diretta osservazione), anche per un
senso di rispetto verso grandi nomi della psicoanalisi e specialmente verso il
fondatore della disciplina, nonché di ammirazione per la bellezza espositiva dei
suoi scritti.
Il carattere clinico della psicoanalisi, il metodo di trasmissione e la tendenza
al confronto solo all'interno di alcune istituzioni psicoanalitiche hanno
contribuito a mantenere in questo campo il “principio d'autorità” abolito da
secoli in tutti i settori della conoscenza scientifica (intesa in senso lato,
come conoscenza condivisa e non solo tecnico-matematica).
Inoltre, al modello di funzionamento psichico, proposto un secolo fa da Freud, si
sono sovrapposti più modelli teorici, talvolta anche contrastanti, senza che i
concetti palesemente infondati siano stati chiaramente eliminati dal corpus
teorico della psicoanalisi.
La teoria psicoanalitica si è sedimentata per apposizioni successive, con il
risultato che oggi appare costituita da un insieme alquanto disomogeneo di
concetti teorici, come un magazzino di idee, dove il clinico attinge scegliendo
in base alla miglior corrispondenza con il quadro clinico del paziente, o, più
spesso, a seconda della sua specifica formazione.
Si tende a ritenere che le diverse impostazioni costituiscano “modelli”
pressoché equivalenti, ma il mondo scientifico si definisce come campo della
conoscenza possibile, condivisibile con gli altri, che procede per selezione
delle ipotesi valide attraverso la confutazione delle teorie infondate.
Nonostante l'intenzione di Freud di “
sviluppare la psicologia fino a farne una
scienza naturale come tutte le altre” (Freud, Compendio di psicoanalisi,
1938), la psicologia psicoanalitica, presa nel suo insieme, non è considerata
una disciplina scientifica.
I filosofi della scienza la criticano in quando le teorie psicoanalitiche sono
poste in forma così elastica che non è possibile verificarne l'eventuale
falsità, come invece prescrive il metodo scientifico.
Il confronto tra i filosofi della scienza, quali portavoce del metodo
scientifico, e gli psicoanalisti dura da decenni, anche se una parte del mondo
psicoanalitico (vedi Ricoeur) si è chiusa nella posizione ermeneutica,
dichiarando espressamente di considerare la psicoanalisi non una scienza bensì
una disciplina umanistica.
Alcuni psicoanalisti hanno iniziato a porre maggiore attenzione alle esigenze
(di controllo, predizione, replicabilità, ecc.) proprie del mondo scientifico, e
(Daniel Stern, Peter Fonagy) si sono avvicinati alla teoria e ricerca
dell'attaccamento.