Il sistema nervoso dei mammiferi è il prodotto dell'evoluzione: attraverso i
processi evolutivi si sono sviluppate specifiche caratteristiche neurali e
comportamentali.
Nella teoria di MacLean il “cervello rettiliano” è deputato alle reazioni
viscerali e di sopravvivenza (Mac Lean, 1984) ed è capace di reagire in modo rapido a
stimoli di pericolo o minaccia, comunicando con il corpo attraverso il sistema
nervoso autonomo o neurovegetativo.
Ciò può avvenire senza che siano necessariamente coinvolte le strutture
superiori, ma se lo stimolo ambientale è particolarmente intenso, sarà
processato anche dalle altre strutture cerebrali, quindi dal sistema limbico
(come attivazione emotiva) e a livello corticale (nel senso dell’attivazione
cognitiva, che porta alla valutazione della pericolosità dell’evento).
La teoria polivagale
Stephen Porges ha ripreso le teorie e ricerche di Mac Lean, approfondendo in
particolare lo studio della fisiologia del sistema nervoso autonomo ed
elaborando la "teoria polivagale" (Porges, 2001).
La teoria polivagale collega l'evoluzione del sistema nervoso autonomo
all'esperienza affettiva, l'espressione emozionale, la mimica del viso, la
comunicazione vocale e l'effettivo comportamento sociale.
Il sistema nervoso
autonomo è la parte del sistema nervoso che controlla le funzioni viscerali del
corpo, innervando le ghiandole, il cuore, la muscolatura liscia e governando
così l'attività cardiovascolare, la digestione, il metabolismo e la
termoregolazione.
Il sistema nervoso autonomo funziona primariamente a un
livello subcosciente, e si divide tradizionalmente in due sottosistemi, il
simpatico e il parasimpatico.
Il simpatico è formato dalle fibre autonome che
escono dai segmenti del torace e lombari del midollo spinale.
Il parasimpatico è
formato dalle fibre autonome che escono dal tronco cerebrale con i nervi cranici
oppure dai segmenti sacrali del midollo spinale.
Poiché la maggior parte degli
organi nei visceri riceve input sia dal simpatico sia dal parasimpatico la
regolazione del sistema nervoso autonomo è modulata come un sistema bilanciato.
Il vago, decimo nervo craniale, è il principale componente del sistema nervoso
autonomo.
Non è soltanto un nervo motore diretto dal trono cerebrale ai diversi
organi periferici controllati, ma ha anche una parte sensoriale afferente che
informa dello stato dei visceri: il vago costituisce un sistema neurale
integrato che comunica in modo bidirezionale fra i visceri e il cervello.
L'area
del tronco cerebrale che regola tramite il vago l'attività cardiaca, controlla
anche i muscoli del capo (volto, orecchio medio, bocca, laringe, faringe).
Questo gruppo di muscoli funziona come un sistema integrato che controlla lo
sguardo, l'ascolto, la parola e la mimica facciale; se la sua regolazione
neurale è difettosa, verrà a mancare la comunicazione sensoriale: mancanza di
espressione del viso, palpebre cadenti, difficoltà di parola e di ascolto della
voce umana.
La teoria polivagale è basata sulla supposizione che i comportamenti
adattativi siano affidati a tre circuiti neurali, gerarchicamente ordinati,
ciascuno dei quali rappresenta un diverso stadio filogenetico del sistema
nervoso autonomo dei vertebrati.
Il sottosistema di più recente comparsa
filogenetica, esclusivo dei mammiferi, il vago mielinizzato (complesso
ventro-vagale a partenza dal nucleo ambiguo) assicura il sistema di
comunicazione sociale (espressione del viso, vocalizzazione e ascolto), inibisce
l'influenza simpatica determinando uno stato di calma e basso dispendio
metabolico (momentanea disattivazione dell'asse ipotalamo – ipofisi – surrene).
Il sottosistema orto-simpatico (gangli paravertebrali del midollo spinale) ha
una funzione attivante (arousal) focalizza l’attenzione, facilita l’utilizzo
dell’energia e predispone il corpo alle reazioni di evitamento attivo, quali i
comportamenti di attacco o fuga (fight or flight), mediati da adrenalina e
noradrenalina.
Il sottosistema più arcaico, presente nella maggior parte dei
vertebrati, il vago non mielinizzato (complesso dorso-vagale a partenza dal
nucleo motorio dorsale) attua l'evitamento passivo, fino all’immobilizzazione
(finta morte “feigned death”, sincope vasovagale e blocco del comportamento).
L'ordine filogenetico in cui questi circuiti neurali sono comparsi nei
mammiferi rappresenta una gerarchia di risposta, per cui i circuiti neurali più
recenti inibiscono quelli più arcaici, ma, in caso di fallimento delle funzioni
più evolute subentrano le funzioni primitive normalmente inibite.
Se l'ambiente
è percepito come sicuro allora l'intero organismo è regolato in modo da
promuovere la ristorazione e lo scambio sociale (incremento dell’attività del
vago mielinico che rallenta il battito cardiaco, inibisce il meccanismo
attacco-fuga, interrompe la risposta allo stress dell'asse ipotalamo – ipofisi –
surrene).
Se invece è percepito un pericolo, si attiva il sistema simpatico,
facilitando le reazioni di evitamento attivo, in modo da attaccare o fuggire.
Ma
in caso di eccessiva attivazione, il sistema simpatico può portare a reazioni disadattive nel senso dell’iper-arousal: panico e blocco ipertonico (“freezing”).
Quando il pericolo di vita è enorme, insormontabile e soverchiante, le reazioni
di attacco o fuga non sono praticabili.
Vengono attivate, tramite il sistema più
arcaico (dorso-vagale o vago non mielinico) le reazioni di evitamento passivo
(dissociazione e immobilità ipotonica o “feigned death”) che hanno un
significato adattivo in quanto di sottomissione o perché i predatori tendono a
non infierire verso prede apparentemente morte.
Attaccamento e schemi neurali
A questo punto diventa
interessante analizzare come gli stili di attaccamento possono influenzare gli
schemi di funzionamento neurale.
La capacità della figura di attaccamento di
rispondere adeguatamente alle richieste del bambino determina lo sviluppo
plastico di quella parte del cervello che la ricerca ha identificato essere alla
base della successiva capacità, una volta divenuti adulti, di autoregolamentare
gli stati eccitatori interni: la corteccia orbicolare prefrontale, che
costituisce il livello più elevato nella gerarchia del sistema limbico.
Il suo
funzionamento è attivo ben prima che si attivino le aree del linguaggio, a
sinistra, e ha dunque un impatto dominante sulla formazione delle memorie
implicite, quelle più antiche e fondanti.
La teoria della “regolazione degli
affetti” di Allan Schore (2003) sostiene che la
regolazione interattiva del cervello destro è il processo fondamentale dello
sviluppo psicobiologico (e del trattamento psicoterapico).
Una madre
sufficientemente buona è capace di modulare gli stati eccitatori del neonato
attraverso un’opera di “mediazione” che si esplica nel riuscire a calmare il
neonato durante gli stati di attivazione simpatica troppo amplificata e, per
converso, di stimolare la risposta eccitatoria nel caso di un’attivazione
parasimpatica troppo prolungata.
Il complesso ventro-vagale (vago mielinico)
è definito da Porges come “sistema d’ingaggio sociale” (social engagement
system) ed è presente già alla nascita, per cui si suppone che intervenga
nell’interazione madre-bambino e quindi nelle modalità di attaccamento (Tagliavini,
2011).
Ma poiché il sistema ventro-vagale necessita di
tempo per maturare (devono mielinizzarsi le fibre nervose) è stato anche
ipotizzato che la qualità di cure precoci del caregiver possa influenzare il
funzionamento successivo del sistema nervoso autonomo; in effetti bambini
precocemente maltrattati mostrano a distanza di anni alterazioni anche gravi
nella regolazione dell’arousal, nella risposta agli stimoli di fame, sete,
sonno, dolore e propriocezione (Perry, 2005).
Secondo
la teoria del “darwinismo neurale” proposta da Gerald Edelman, il neonato
nascerebbe dotato di un surplus di neuroni che, nel corso dei primi mesi di
vita, subirebbero un processo di selezione in base alle esperienze, generando
così circuiti neurali stabili e duraturi nel tempo. In effetti la ricerca ha
evidenziato che neonati provenienti da ambienti poveri di stimoli presentano,
nei casi peggiori - rispetto alla norma - una massa encefalica leggermente ridotta
con una serie di rigidità e deficit funzionali difficilmente recuperabili.
In
particolare, per quanto riguarda la problematica del ritardo mentale che questi
soggetti -non adeguatamente stimolati- sviluppano, sembra che la stessa sarebbe
connessa alla formazione di circuiti rigidi ed impoveriti dovuti alla neurotossicità di alcune sostanze generate dall’attivazione prolungata dell’asse
asse ipotalamo-ipofisi-surrene (Chellini, 2008).
I
soggetti con una storia di attaccamento “evitante” presentano una tendenza
all’autoregolamentazione degli stati di eccitazione (evitano la ricerca degli
altri nei momenti di stress); le loro capacità sociali di risoluzione dei
problemi sono spesso non del tutto sviluppate, dando luogo a condotte di ritiro
o, nel caso degli adolescenti, a comportamenti paradossalmente aggressivi come
risposta al senso di frustrazione esperito.
Questi soggetti avrebbero
un’attivazione predominante della componente parasimpatica del sistema nervoso
autonomo (attivazione vagale nella sua componente dorsale), connotata da
sentimenti di sconforto, impotenza, bassi livelli di attività e una tendenza al
ritiro dalla realtà relazionale.
I soggetti con una storia di attaccamento
“ansioso/ambivalente”, una volta adulti, presentano un basso livello di
sopportazione per le situazioni in cui esperiscono il senso di solitudine;
cercano insistentemente diverse forme di contatto intersoggettivo, ma allo
stesso tempo sperimentano all’interno dell’interazione la loro incapacità di
utilizzare gli altri per riuscire a regolare i loro stati di eccitazione
interna.
Il fallimento della regolazione diadica ha determinato in questi
soggetti una impossibilità di controllo negli stati di eccitazione e la tendenza
all’amplificazione parossistica della componente simpatica del sistema nervoso
autonomo, per cui sono caratterizzati dalla dominante della componete simpatica,
con una bassa soglia per gli stimoli eccitatori e presentano una difficoltà a
mantenere l’eccitazione all’interno di un range di tolleranza gestibile.
I
soggetti con una storia di attaccamento “Disorientato/Disorganizzato” sono
caratterizzati, nelle loro risposte a situazioni di stress, dal repentino
passaggio dall’attivazione della componente simpatica a quella della componente
dorsale del vago.
Questo stile di attaccamento è correlato alla presenza nei
soggetti di alti livelli di cortisolo plasmatici, elevata frequenza cardiaca,
intense reazioni di allarme e comportamenti che lasciano trapelare un intenso
coinvolgimento della componente dorsale del vago, come: immobilismo, stati di
trance spontanei, apatia, insensibilità agli stimoli e tendenza al ritiro dalla
realtà.
Note Bibliografiche
Chellini P.(2008). Le basi dell'attaccamento: tra clinica e neurologia. www.spc.it
MacLean PD (1984). Evoluzione del cervello e comportamento umano: studi sul cervello trino. Einaudi, Torino
Perry B.D. (2005). The Neurosequential model of therapeutics: using principles of neurodevelopment
to help traumatized and maltreated children. In: Boyd Webb N., Working with
Traumatized Youth in Child Welfare. Guilford Press, New York
Porges SW (2001). The polyvagal theory: phylogenetic substrates of a social nervous system. International Journal of Psychophysiology
42, 123-146.
Schore A. (2003). Ed it. La regolazione degli affetti. Astrolabio 2008
Tagliavini G. (2011). Modulazione dell’arousal, memoria procedurale ed elaborazione del trauma, Cognitivismo clinico, 8,1, 60-72